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Venerdi la Protezione Civile della Toscana aveva comunicato un’allerta “arancione” e le piogge diluvianti avevano creato danni ed allagamenti a Pisa, a Livorno, a Lucca ed in altre città, ed essendo oltretutto molto raffreddato da un paio di giorni, durante il mio pomeriggio di lezione all’Accademia d’Arte di Pisa avevo pensato di non andare al Lucca Jazz Donna Festival e magari terminare la serata a letto con una ricca tazza di latte caldo e miele.

Ma poi, più passava il tempo e più sentivo il piacere d’incontrarmi con Fabrizio Salvatore, discografico che ha fatto dell’AlfaMusic una delle label più importanti del panorama jazzistico nazionale ed amico con il quale collaboro da 14 anni condividendo la pura passione per il Jazz ed il complice desiderio di far conoscere questa musica ad un pubblico sempre più vasto. Le due serate di venerdi 14 e Sabato 15 del Lucca Jazz Donna sono proprio all’insegna della collaborazione con l’Alfamusic e ci tenevo moltissimo a vedere ed ascoltare dal vivo le due protagoniste leader della serata: la cantante Daniela Spalletta e la pianista Federica Colangelo, la prima promossa da anni nei miei programmi e la seconda fresca fresca del primo contatto d’ascolto e di promozione nella mia “Animajazz”. Decido quindi di coprirmi al meglio e partire per Lucca, sotto una pioggia da mettere in crisi anche i migliori tergicristallo sul mercato e riesco ad arrivare al Teatro San Girolamo di Lucca in condizioni abbastanza decenti, anche se con un paio di starnuti per strada. Inizia la serata Daniela Spalletta con il pianista Donatello D’attoma e dopo solo due o tre minuti mi rilasso sulla poltroncina della platea confermando a me stesso che avevo fatto propro bene a trovare il coraggio ed il piacere di venire a Lucca per il Lucca Jazz Donna nonostante la mia condizione precaria di salute ed il tempo che la presentatrice dello stesso Festival Michela Panigada, ringraziando il pubblico per il coraggio della propria presenza, ha definito non “da lupi” ma “da orchi” per la sua cruenza. La Spalletta offre subito un saggio di straordinarie proprietà vocali ingentilite e raffinate da una preparazione tecnica sopraffina. Il suo ambito vocale è certamente da collocarsi nelle concezioni contemporanee di ricerca, ma con un ampiezza ed un respiro così ampio da farci volare con la memoria dei sensi anche al nostro grande background europeo classico, con un altalenante sfavillìo di fraseggi sonori dalla preziosità e dalle modulazioni uniche, di grande pregio. Donatello D’Attoma si rivela subito perfetto compagno d’avventura, equilibrato e discreto accompagnatore/punteggiatore durante i vocalizzi più complessi ed articolati della Spalletta e brillante interprete ed improvvisatore durante i suoi spazi di solismo. Ero così affascinato e rapito che non sono riuscito a contenere la mia fantasia, la quale mi induceva a giochi curiosi nei quali, proprio per la maestosità senza limiti della performance canora della Spalletta, immaginavo visivamente sul palco Bach, Vivaldi insieme ai più moderni George Gershwin e Duke Ellington (anche quest’ultimo in pieno contatto con la musica classica, pur essendo un padre del Jazz) sorridenti, in piena sintonia con la cantante e convinti complici di questo spettacolo vocale che la Spalletta stava offrendo a noi pochi coraggiosi spettatori. Un tripudio della voce, una festa del canto tra Jazz e tanta altra vastità che rendeva la performance della Spalletta una serata davvero unica. La bravissima cantante non si è risparmiata minimamente per tutto il concerto, dando il massimo con grande partecipazione e generosità e concludendo il suo set anche con una prova di personalizzato ed originale Soul contemporaneo da far impallidire anche le riconosciute grandi di questo linguaggio. Una prova magistrale che avrebbe meritato il pubblico più esigente e colto del Madison Square Garden.(…)

di Bruno Pollacci