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Daniela Spalletta ci parla del suo nuovo singolo “The gift” (di Francesco Rapino – L’Opinionista)

“Ho scelto The Gift come singolo, perché nel concept generale dell’album costituisce il suo centro (è in effetti quinto brano del disco) e chiave di volta: il buio che si fa luce, le parti che diventano il tutto, il dolore che diventa amore”

Da venerdì 11 dicembre è disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming “The gift”, il nuovo singolo di Daniela Spalletta pubblicato da TRP Music. “The Gift” è il dono supremo, la vita. Si tratta della riscoperta del suo valore intrinseco, la sua luce che conquista e guarisce, l’incontro e l’unione degli opposti. L’evoluzione musicale del brano, dalle sonorità disneyane, è un unico e progressivo crescendo. Dapprincipio aereo e delicato, via via sempre più energico e poderoso, diventa quasi una danza tribale sul finale, in cui la melodia semplice ed essenziale del canto si innesta nel disegno voluttuoso degli archi, il tutto a sottolineare l’immagine chiave della narrazione, contenuta nel testo e nel videoclip: il fiore che, nonostante tutto, si apre e sboccia.

Daniela Spalletta ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“The gift” è il tuo nuovo singolo, come nasce?

The Gift è il quinto brano del mio nuovo disco, Per Aspera ad Astra, che uscirà a gennaio per l’etichetta discografica TRP Music. E’ un concept album, i brani sono tutti collegati fra loro, in una continuità di contenuti semantici e musicali. Ho composto la musica del disco in un periodo relativamente lungo e, durante la scrittura, ad un certo punto ho cominciato a notare che i brani avevano fra loro alcune affinità ed elementi ricorrenti, da un punto di vista stilistico e musicale. Da quel momento in poi, ho iniziato a comporre la musica coerentemente con il concept che si era mano a mano delineato. The Gift nasce a metà del percorso compositivo di Per Aspera ad Astra ed è un brano con caratteristiche musicali in qualche modo “di rottura” rispetto ai brani che lo precedono. La melodia è semplice e cantabile, l’armonia è essenzialmente triadica, per converso, l’orchestrazione degli archi è progressivamente voluttuosa e “barocca”. Ed è la musica di The Gift che mi ha suggerito il contenuto del testo, con la metafora del fiore che si apre, in un crescendo di energia e luce.

Perché hai scelto “The Gift” come singolo?

Quando abbiamo cominciato a pensare all’idea del singolo, io e gli altri due produttori insieme a me del disco, Alberto Fidone e Riccardo Samperi, ci siamo interrogati su quale brano potesse essere adatto a venire alla luce per primo, anticipando l’uscita dell’album. Dopo una serie di valutazioni, la scelta è caduta su The Gift, che in effetti costituisce in qualche modo una svolta di significato nell’evoluzione musicale e concettuale del disco: il buio che si fa luce, le parti che diventano il tutto, il dolore che diventa amore.

L’evoluzione musicale del brano è un unico e progressivo crescendo, cosa vuoi trasmettere a livello sensoriale a chi ti ascolta?

E’ un inno di lode alla vita, un abbraccio orgasmico con essa, una compenetrazione al contempo mistica e sensuale fra l’essere umano, la natura e l’intero universo. La sensazione che volevo trasmettere era dunque simile al senso di beatitudine che scaturisce dal rendere grazie per l’amore che siamo, che c’è nella nostra vita e che ci circonda.

Il videoclip ufficiale del brano è diretto da Francesco Di Martino, come si caratterizza?

Abbiamo realizzato il videoclip con il patrocinio del comune di Scicli, che ha creduto nel progetto artistico, ed è Scicli, con la sua luce e la sua mistica bellezza che si staglia sullo sfondo della storia. C’è un’immagine chiave, contenuta nel testo, sapientemente espressa nel video di Francesco Di Martino e Giuseppe Portuesi: il fiore che nasce, lentamente si apre e finalmente, nonostante tutto, al momento giusto, sboccia. Nel videoclip incontriamo tre personaggi, la donna, l’uomo e il bambino, che rappresentano le forze opposte, in perenne lotta dentro l’animo umano. Ciascuno dei tre personaggi trova una parte di quel fiore e questa scoperta li spinge a mettersi in cammino, alla ricerca delle parti mancanti, custodite dagli altri. Durante il viaggio, ciascuno di essi si imbatterà in alcuni “segni”: luoghi e persone che indicheranno loro la strada o li inviteranno a cambiare direzione. Nel loro vagare, i tre si avvicineranno più volte fra loro, si passeranno accanto, ma non riusciranno mai a vedersi veramente. Solo alla fine si incontreranno e si guarderanno: ricomporranno così il fiore diviso e gli opposti saranno finalmente uniti e armonizzati nel tutto.

Vanti collaborazioni con importanti musicisti del panorama jazzistico italiano e internazionale, cosa ti hanno lasciato queste esperienze?

Ho avuto la gioia e il privilegio di conoscere e collaborare con alcuni grandissimi artisti e quando si ha la fortuna di ascoltarli dal vivo, di guardarli, osservare il loro lavoro, il loro totale, devoto e incondizionato rispetto per la Musica, non si può che rimanere travolti dalla loro energia e quella grazia diventa anche un po’ parte di noi. Ricchezza, mi hanno lasciato un’enorme ricchezza e senso di gratitudine.

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